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onosco Dario Zambelli dal 1979.
Mi ha iniziato lui all’attività sindacale nell’allora Federlibro della Cisl.
E’ stato il mio principale maestro e nel tempo è diventato per me un vero Amico.

Leggo in questi giorni del suo arresto con l’accusa di turbativa d’asta e falso ideologico nella vicenda sugli appalti delle case vacanze del Comune di Milano.

In tutti questi anni di frequentazione non ho mai visto ne sentito di mazzette, tentativi di corruzione o stranezze che in qualche modo lo riguardassero. E non sono un deficiente.

Dario ha sempre lavorato sodo per la Cisl e non si è mai arricchito, anzi. La sua è una vita costruita sul lavoro, la competenza e l’onestà. Oggi lo ritrovo su giornali e televisioni trattato come un truffatore qualsiasi, e non lo posso accettare.

Già i “media”.

Non si limitano a pubblicare intercettazioni e notizie che si traducono in accuse ancora tutte da provare: nei loro piccoli editoriali trinciano giudizi come se l’accusato fosse già un condannato.
Ma quanti innocenti sono passati sotto la gogna mediatica e sono stati triturati dall’infernale ingranaggio dell’informazione che non fa distinzioni nel nome di una falsa libertà di stampa?
Vite prima rovinate e mai più risarcite della loro dignità.

Dario è in carcere a San Vittore: dopo quasi un anno e mezzo di indagini non si fanno i processi, ma si usa lo strumento barbaro della carcerazione preventiva.

Se c’è da scegliere il carcere preventivo per condannare qualche colpevole, ma al prezzo di intrappolare e condannare anche degli innocenti, io non ci sto.

Dopo mesi o anni di indagini, come può esistere il pericolo di inquinare le prove? Se queste ci sono si devono fare i processi, se non ci sono, o si continuano le indagini oppure si chiudono, ma l’indagato ha il diritto, vero, della presunzione di innocenza.

La lentezza e le cecità della Giustizia in Italia ha già fatto troppe vittime perchè nessuno si renda conto che sono le norme sulla Giustizia che devono essere riformate.
I Magistrati hanno nelle loro mani la discrezionalità di distruggere anche vite innocenti e questo non può essere permesso in un paese civile.
Tutti possiamo sbagliare, noi, io, Dario, il giornalista, il Magistrato, ma troppi sono gli errori commessi in questi anni per non pensare che il tritacarne mediatico-giudiziario debba essere cambiato e riportato in una situazione più umana, di rispetto della persona e della presunzione di innocenza.

Non ho fiducia in quella giustizia che è complicata, contorta, farraginosa, lenta, inefficiente, di parte, quella dei teoremi precostituiti, della fuga di notizie, quella che da in pasto al cinismo del circuito mediatico i diritti di un indagato prima di averlo condannato.
Per questa giustizia non ci sono famiglie, padri, madri, figli e mogli. È una giustizia che non difende il Cittadino, ma dalla quale difendersi per non essere vessati.

Un colpevole va condannato, ma deve essere una sentenza a farlo e non la stampa o la televisione: quante volte lo abbiamo sentito ripetere e quante volte ancora succede.

L’informazione agisce di conseguenza. Pagine e pagine di trascrizioni, servizi zeppi di accuse presunte, moralismo a buon mercato come se in questo paese la prima pietra qualcuno la potesse veramente scagliare.
Valanghe di parole e di immagini riversate su cittadini spesso disattenti sui contenuti, ma ancora pronti e avidi nella ricerca di un capro espiatorio.

Dovremmo finirci tutti almeno una volta in questo gigantesco frullatore per capire che tutti stiamo sbagliando?

Ma è così.

A Dario devo molto del buono che ho: e allora mi sento di spendere un pensiero a suo favore perchè ha regalato una vita onesta e generosa a molti di noi e merita il nostro sostegno nel momento per lui più difficile.
Quella nella quale è coinvolto è una vicenda che presente anche dei risvolti politici per me evidenti, ma davvero non sono questi l’oggetto del mio interesse.

Mi preme di lui, sapere come sta, sperare che superi al meglio la valanga che lo ha investito.
Prego di poterlo rivedere al più presto.
Amici per sempre, come sempre.

Ciao, Fratello.

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