La «generazione mille euro» avrà ancora meno a fine carriera. Con pensioni molto basse, in caso di non autosufficienza chi pagherà le badanti per tutti? Il futuro grigio dei giovani in un Paese che invecchia

13 febbraio 2015 – La «generazione mille euro» avrà ancora meno a fine carriera. Oggi il 40% dei lavoratori dipendenti di 25-34 anni ha una retribuzione netta media mensile fino a mille euro. E in molti si troveranno ad avere dalla pensione un reddito più basso di quello che avevano a inizio carriera. L’invecchiamento della popolazione e le riforme pensionistiche rendono più complesso il quadro delle variabili che incidono sulla longevità, per cui il Censis e la Fondazione Generali hanno avviato un percorso di ricerca sul welfare di domani. Il Censis stima che il 65% dei giovani occupati dipendenti 25-34enni di oggi avrà una pensione sotto i mille euro, pur con avanzamenti di carriera medi assimilabili a quelli delle generazioni che li hanno preceduti, considerando l’abbassamento dei tassi di sostituzione. E la previsione riguarda i più «fortunati», cioè i 3,4 milioni di giovani oggi ben inseriti nel mercato del lavoro, con contratti standard. Poi ci sono 890.000 giovani 25-34enni autonomi o con contratti di collaborazione e quasi 2,3 milioni di Neet, che non studiano né lavorano. Se continua così, i giovani precari di oggi diventeranno gli anziani poveri di domani. È quanto emerge dalla ricerca realizzata dal Censis in collaborazione con Fondazione Generali.

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CONCLUSIONI

I problemi da risolvere sono tanti:
1. La sostenibilità complessiva del sistema pensionistico;
2. La crisi economica che ostacola l’occupazione e, precarizzando il lavoro, riduce ancora di più l’importo delle future pensioni;
3. Le pensioni che penalizzano le nuove generazioni
4. La previdenza complementare che non decolla;
5. Le risorse per le coperture dei periodi di precarietà o disoccupazione sempre più frequenti;
6. Le crescenti necessità per un nuovo welfare per le persone anziane e la non autosufficienza.

Il welfare nel suo complesso (pensioni, assistenza e sanità) avrà bisogno di molte più risorse rispetto a quelle (non poche) che già vengono impiegate oggi.
Riusciremo a reperirle senza intaccare la qualità dello stato sociale?

Fino ad oggi lo abbiamo sostanzialmente fatto allungando l’età pensionabile e scaricando sulle future generazioni i costi che gli anziani di oggi non hanno voluto sostenere.

Certo, dobbiamo far ripartire l’economia e l’occupazione, ma quando ci riusciremo?
Certo, dovremmo eliminare gli sprechi, i costi dell’inefficienza, della politica, della burocrazia, della corruzione, dell’evasione. Ma ce la faremo nei tempi necessari?
Per alcuni temi credo di si, come per i costi della politica. Ma per gli altri (che sono la ciccia vera), temo di no.

Un dato mi sembra certo. La Riforma Fornero non può essere stravolta più di tanto: tutto il sistema entrerebbe in crisi.
Si può intervenire su alcuni aspetti (vedi le proposte), ma non si può certo pensare di eliminare la riforma e tornare indietro nel tempo (magari anche solo ai 40 anni per la pensione anticipata).
Ma anche riformando, senza stravolgerla, la Riforma Fornero, non avremo le risorse necessarie.

Che dare allora?
Io credo che prima o dopo, ma penso più prima, dovremo arrivare all’introduzione del sistema contributivo per tutti: un passaggio che coinvolga anche coloro che già oggi sono in pensione con il sistema retributivo (io sono tra questi).
Magari trovando tutti i correttivi necessari per non creare ulteriori povertà (salvaguardando le pensioni più basse), ma lo dovremo fare.
Paradossalmente per noi (assistenza e non autosufficienza), per i nostri figli e nipoti, per il futuro del nostro Paese.
Non possiamo continuare, in questa situazione, a scaricare sul futuro.
Ma se noi ci dobbiamo meritare il futuro del nostro paese e dei nostri figli, il nostro paese deve meritare da subito noi e la nostra disponibilità.
Via i privilegi, via alle riforme. Tutti facciano la loro parte: io sono disponibile a fare la mia parte.
Questo è l’unico patto che ci può salvare tutti.