Sono davvero molte le suggestioni che il FAI (Fondo Ambiente Italiano) nell’espletare la sua missione ha ritrovato nelle parole della enciclica di papa Francesco «Laudato Si’». In particolare quando il pontefice ricorda che insieme al «patrimonio naturale» c’è anche un «patrimonio storico, artistico e culturale ugualmente minacciato», e ancora di più quando non dimentica la «varietà di associazioni che intervengono a favore del bene comune per proteggere, risanare, migliorare o abbellire qualcosa che è di tutti». Papa Francesco introduce nel suo discorso ecumenico parole cruciali per il tempo che stiamo attraversando: su tutto, la salvaguardia della bellezza come simbolo di una sana relazione con il «creato».

Dunque il Fai – spinto da queste parole -ha voluto verificare quali reazioni l’enciclica papale avesse suscitato non solo tra i vertici dell’associazione ma anche tra una significativa rappresentanza di intellettuali italiani e stranieri. Sono cosi giunti al Fai, assieme agli scritti di Andrea Carandini (presidente del Fai) e Giulia Maria Crespi (presidente onorario del Fai), i testi di Marco Vitale, Lucetta Scaraffia, Gad Lerner, Giancarlo Bosetti, Salvatore Veca, Michele Salvati, Michelangelo Pistoletto e Wim Wenders.
Dalla raccolta di questi interventi è nato un libro a cura di Pasquale Chessa dal titolo «Laudato Si’. Conversazioni sull’enciclica di Papa Francesco 2015/2016» (edizioni Fai, Fondo Ambiente italiano, Milano, pagg. 126, €12). Tra i testi pervenuti, il più singolare è stato quello del regista Wim Wenders, che lo ha scritto in forma di poemetto. Qui lo proponiamo nella traduzione di Barbara Venturi per gentile concessione del Fai.

Questo il commento di Wim Wenders sotto forma di poemetto.

Mentre leggo l’enciclica Laudato Si’
sono pienamente consapevole
che si tratta di uno dei documenti più importanti
di questo XXI secolo ancora giovane,
sia a causa del suo autore, Papa Francesco,
sia per il tema: l’insopportabile sofferenza del pianeta.
Mi coinvolge nel profondo, tanto che non riesco a interrompere la lettura.
E poi mi rendo conto che ciò che m i colpisce,
ciò che mi tocca di più in questo testo è il tono!
Il modo in cui penetra con dolcezza nella mia mente trascinandomi pian piano…

Non è come leggere un testo teorico o pedagogico,
somiglia molto più a una lettera personale,
che mi è stata indirizzata da un amico intimo (e molto competente).

Vado avanti a leggere
e riesco quasi a sentire la voce pacata dell’autore,
una voce che non ha niente di pedante, lontanissima dal tono di chi tiene una conferenza,
piuttosto la voce di qualcuno che parla come se stesse pensando a voce alta,
la voce gentile dì chi vuol condividere con me i suoi pensieri.
Continuo a dimenticare
che è il Papa a parlare (o meglio a scrivere) …

A volte l’autore scende su un terreno familiare,
senza mai pretendere di sapere più di quello che già sappiamo,
ma lo fa con tale passione e convinzione
che il semplice flusso dei pensieri,
la complessità e la determinazione del ragionamento
sono trascinanti e ci uniscono in un’unica convinzione:
ora o mal più!
Il danno arrecato alla Terra è un danno fatto a noi stessi.
È a noi stessi che stiamo facendo del male, nel lungo periodo.
(E anche nel breve).

Sì, è il tono del messaggio
a renderlo così potente e convincente,
ben al di là di qualsiasi saggio o tesi sull’argomento.
Non è che quando finisci di leggere l’enciclica,
ne saprai necessariamente più di prima.
Non è un testo ricco di nuovi dati e intuizioni sorprendenti,
eppure, da quella lettura
esci arricchito e in realtà sai di più.
Con molte cose di cui prima eri consapevole
ora hai un rapporto diverso:
d’ora in poi apparterranno alla tua vita
in senso profondamente esistenziale.

Sei più convinto che mai,
perché l’anima stessa ha inteso
che proteggere il pianeta è una delle questioni più scottanti del nostro tempo.
Spesso le questioni ambientali
che in certi momenti ci appaiono importantissime e urgenti,
vengono relegate in secondo piano
dalla routine e dalle emergenze della quotidianità.
Questa volta è diverso.

Papa Francesco ha soprattutto messo una cosa
in chiaro a voi, a noi, a me:
la sofferenza dei poveri non può essere disgiunta
e considerata una questione separata
dalla sofferenza del pianeta.
Le due cose si appartengono e devono essere risolte insieme!
Invece generalmente sono considerate questioni separate.
Le organizzazioni che le combattono sono impegnate sull’uno o sull’altro fronte.
Non così Papa Francesco e la fede che rappresenta.

Quindi non è solo il tono di questo libro
a porlo al di sopra di qualsiasi messaggio politico.
È anche la fonte da cui proviene.
Il titolo stesso, Laudato Si’,
ci ricorda il motivo per cui Jorge Mario Bergoglio
ha scelto il nome di san Francesco e perché scrive tutto questo
rivolgendosi a noi come «Francesco».

Nella lunga storia tra l’umanità e la natura
quest’uomo, questo santo, con la sua vita e le sue convinzioni
occupa indiscutibilmente una pagina a sé.
È stato il primo a identificare la propria vita
con quella dì ogni altro essere vivente sul pianeta,
e la sua compassione per i poveri non conosceva limiti.

Questa enciclica è scritta nel suo spirito
da un altro uomo di Dio pieno di amore e compassione e saggezza,
che ha assunto il nome di Francesco come un segno,
un’indicazione della sua missione:
la riconciliazione della fede cristiana
con la realtà contemporanea e le sue questioni più scottanti:
da un lato la lotta alla povertà,
dall’altro quella contro l’abuso dei preziosi tesori del pianeta:
la sua acqua, la sua aria, le sue piante, i suoi animali, le sue risorse.

I nostri principi cristiani,
(non c’è certo bisogno di insistere su questo punto,
è talmente ovvio ed evidente)
non sono solo compatibili, ma identici
con la compassione per i poveri e per il pianeta!
Siamo i custodì dei nostri fratelli
e abbiamo il compito dì aver cura,
della natura, degli animali e della vita sulla Terra, non di sfruttarli.

Per una volta, in questa Enciclica,
la fede non è qualcosa che porta i cristiani
a trascendere in qualche modo il mondo e lasciarselo alle spalle,
ma qualcosa che conduce dritto nel mondo,
spingendo ad abbracciarlo e a difenderlo.
E per una volta,
sei impaziente di condividere un testo di chiesa con persone
che non sono credenti
o che pregano un altro Dio.
Dopotutto viviamo sullo stesso pianeta,
siamo fratelli gli uni agli altri,
e sì, anche i diversi nomi di Dio,
nello spirito di compassione e di amore che emana da questo testo,
non possono che essere un ulteriore motivo per rispettare l’altro
e aver cura di ciò che è stato in dono a tutti noi:
il pianeta Terra.