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ggi a pranzo ho avuto degli ospiti. Con mia moglie e i miei due figli, abbiamo condiviso riso e pollo con Rueben e Colin.

Entrambi vengono dalla Nigeria.

Rueben ha 38 anni. Ha una moglie dalla quale si è separato e due figlie piccole. Ovviamente in Nigeria. Ha studiato costruzioni (credo una sorta di geometra o ingegnere). E’ in Italia da circa 18 mesi. Il 27 di luglio dovrebbe avere dalla Prefettura di Bergamo il permesso di soggiorno come rifugiato politico.

Colin ha 27 anni. In Nigeria ha lascito i genitori e quattro sorelle. Ha studiato informatica. E’ nel nostro paese da otto mesi. Anche lui in attesa del permesso come rifugiato politico.
In tempi diversi, hanno lasciato la Nigeria. In una settimana hanno attraversato il deserto del Sahara con temperature proibitive, senza viveri e pochissima acqua. Sono approdati in Libia. Colin si è fatto quattro mesi in un carcere libico, restando rinchiuso in condizioni disumane in un sotterraneo. Hanno attraversato il mediterraneo fino a Lampedusa. La barca di Rueben si è rovesciata. E’ rimasto due ore in acqua prima di essere soccorso da una nostra nave. Ha perso il fratello di 25 anni: una delle troppe vittime di queste traversate. Colin, su un barcone con 180 migranti, è stato soccorso da una nave inglese. Da Lampedusa sono arrivati a Milano. Oggi, in attesa del permesso, sono ospiti della Comunità Oasi di Antegnate.

Da qualche tempo chiedono l’elemosina davanti alla cooperativa o in via Misericordia, a Bariano. Tra un caffè, qualche ciao e alcuni euro, abbiamo imparato a conoscerci.
Sono cristiani (mentre io, come molti, pensavo fossero mussulmani) e scappano dalla povertà e da Boko Haram. La Nigeria, e lo sappiamo, è un paese ricco di risorse, ma soltanto in pochissimi le possono godere. “Meglio vivere qui – mi dicono- in queste condizioni, che in Nigeria”.
Vorrebbero lavorare, non chiedere l’elemosina. Sappiamo, noi e loro, che sarà comunque difficile. Ma sono sorretti da una determinazione che a noi è sconosciuta.
Hanno l’età dei miei figli, ma la vita, con loro, è stata molto più avara.
Vorrei poter fare di più. Vorrei uno Stato più efficiente, più severo, ma più giusto. Vorrei superare le mie paure senza nasconderle. Vorrei capire come affrontare il problema dei Migranti, compreso il terrorismo.

Vorrei troppe cose in un tempo troppo breve.

Oggi mi devo accontentare di quello che ho imparato: apriti alla conoscenza dell’altro e non vedrai più le differenze di pelle, di cultura, di lingua, di religione. Vedrai solo la verità: delle Persone.
Buone o cattive che siano.

Non poco per un piatto di riso e del pollo.