Quello che non capisco è quando la paura (o la demagogia) frenano a prescindere qualsiasi proposta. E’ vero: per quello che abbiamo vissuto negli ultimi vent’anni, la fiducia si dà alle cose serie. E spesso i Governi, seri non erano. Sarebbe ora di cambiare anche questo.

Cos’è la Pensione di reversibilità (apri il pdf )

L’Isee dopo la riforma (apri il pdf )

Isee non più reddito: la nuova ipotesi in discussione
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a proposta contenuta nel disegno di legge che fa discutere vorrebbe collegare il diritto di ricevere una parte della pensione del coniuge scomparso, la rendita di reversibilità, non più al reddito ma all’Isee, l’indicatore che tiene conto non solo dei guadagni ma di tutto il patrimonio (polizze, risparmi, case e così via) del superstite e di quanto numerosa sia la famiglia di cui il titolare dell’assegno fa parte (Apri il Pdf). Secondo quanto precisato da una nota del governo le novità non sono retroattive. Varranno, se la norma viene approvata, per i trattamenti successivi all’entrata in vigore delle nuove regole.

Secondo Palazzo Chigi, la Delega dà, non toglie: «Se ci saranno interventi di razionalizzazione saranno solo per evitare sprechi e duplicazioni, non per fare cassa in una guerra tra poveri».

Fonti del Governo sottolineano come nella delega dell’esecutivo ci sia una clausola esplicita secondo la quale qualsiasi intervento di razionalizzazione (per evitare duplicazioni con la nuova misura unica anti povertà) varrà solo sulle prestazioni future e non su quelle in essere.

Il ddl delega sulla povertà appena arrivato in Commissione lavoro alla Camera prevede il riordino di diverse prestazioni sociali tra le quali l’Asdi, il sostegno all’inclusione attiva (Sia), l’assegno sociale (la pensione sociale) e la pensione di reversibilità e in generale le prestazioni «anche di natura previdenziale sottoposte alla prova dei mezzi».
In pratica quindi si punta a riordinare le prestazioni legate al reddito.


Per le pensioni di reversibilità il flusso annuo è consistente. Nel 2015 le nuove pensioni di reversibilità erogate sono state 183.085 (189.291 nel 2014), circa un terzo dei nuovi trattamenti complessivi (523.536 nel 2015). L’importo medio è basso (650 euro) perché è legato alla presenza del coniuge (60 per cento della pensione del dante causa) o dei figli minori di 26 anni se universitari (100 per cento della pensione se oltre al coniuge ce ne sono almeno due).
È già prevista una decurtazione a fronte di redditi oltre certi livelli (25 per cento in meno se l’erede ha un reddito superiore a tre volte la pensione minima, 50 per cento in meno con redditi oltre cinque volte il minimo) ma il ddl potrebbe intervenire proprio su queste decurtazioni amplificandole. La razionalizzazione dovrà superare le «differenze categoriali» introducendo in via generale «principi di universalismo selettivo nell’accesso, secondo criteri unificati di valutazione della condizione economica in base all’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee), eventualmente adeguati alla specifica natura di talune prestazioni». È probabile quindi che per definire la soglia per l’accesso si usi la componente reddituale dell’Isee ma non quella patrimoniale. In pratica la delega punta «all’introduzione di una misura nazionale di contrasto alla povertà, individuata come livello essenziale delle prestazioni da garantire su tutto il territorio nazionale» e alla «razionalizzazione delle prestazioni di natura assistenziale, nonché di altre prestazioni anche di natura previdenziale, sottoposte alla prova dei mezzi, inclusi gli interventi rivolti a beneficiari residenti all’estero» fatta eccezione per le prestazioni legate alla disabilità.

Conclusioni

Intanto monta la polemica e genera confusione.

Dice il Ministro Poletti: «La polemica sulle pensioni di reversibilità è totalmente infondata. Evidentemente c’è chi cerca facile visibilità e si diletta ad inventare un problema che non c’è per poi poter dire di averlo risolto. La proposta di legge delega del Governo lascia esplicitamente intatti tutti i trattamenti in essere». E inoltre: «per il futuro non è allo studio nessun intervento sulle pensioni di reversibilità; tutto quello che la delega si propone è il superamento di sovrapposizioni e situazioni anomale».

Ma i sindacati, e non solo, non sono convinti e attaccano: «Sulle pensioni di reversibilità il governo tira il sasso e poi nasconde la mano» hanno affermato in una nota congiunta i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil, Vera Lamonica, Maurizio Petriccioli e Domenico Proietti dopo le polemiche dei giorni scorsi e dopo il chiarimento arrivato oggi dal ministro del Lavoro che ha bollato come infondate le voci di un intervento sulle pensioni di reversibilità. «Nella proposta di legge delega sulla povertà è scritto che si intende operare una “razionalizzazione” delle prestazioni assistenziali, anche di natura previdenziale, introducendo principi di selettività tramite applicazione dell’Isee. L’obiettivo dichiarato è il reperimento di risorse per un piano nazionale contro la povertà, ma ancora una volta si scopre un cinismo di fondo: se si deve dare qualcosa ai poveri bisogna toglierla a chi è appena meno povero. Logica questa che invece non si vede quando si opera sulle imprese o si tagliano le tasse anche a chi potrebbe e dovrebbe pagarle», aggiungono i sindacalisti.


Comunque vada, e nella speranza che non vengano penalizzate le fasce di popolazione meno abbienti, proviamo a ragionare sul merito.


Potenzialmente, la Delega, con l’utilizzo dell’Isee al posto del reddito individuale, ha l’intenzione di introdurre un’operazione di maggiore equità.
E’ fuori dubbio che l’attuale meccanismo della reversibilità non rappresenti il massimo dell’equità sociale
. Ragioniamo, ad esempio, su un caso come quello che segue.



Un coniuge con un figlio a carico e un reddito complessivo da 26.000 euro annui, e l’altro coniuge con un figlio non a carico con un reddito individuale di 26.000 euro, ma con un reddito “familiare” da 46.000 euro.

Ipotizzando che il coniuge deceduto di entrambi avesse percepito una pensione di 2.000 euro mensili, entrambi percepirebbero una reversibilità di 1.600 euro (80%).
Giusto? Non credo.

Il primo nucleo familiare avrà un reddito complessivo di 46.800 euro (20.800 + 26.000), mentre il reddito complessivo del secondo nucleo sarà di 66.8000 (20.800 + 46.000). La reversibilità attuale dovrebbe essere ripensata e meglio graduata.

In questo caso, l’applicazione dell’Isee raggiungerebbe meglio lo scopo perché si baserebbe sul reddito complessivo del nucleo.
Così com’è, la reversibilità andrebbe comunque rivista istituendo, ad esempio, una quinta fascia (50.000 euro?) sopra la quale la penalizzazione potrebbe diventare del 60% e, con i risparmi ottenuti, diminuire la penalizzazione della fascia due portandola dal 25 al 20%.


I casi, però, potrebbero essere infiniti e cambiare le regole potrebbe generare più danni che soluzioni, oltre che alimentare sospetti.
Non ho, ovviamente, la soluzione in tasca, ma se il Governo dovesse intervenire, sostituendo il reddito 730 con l’Isee, le linee guida dovrebbero salvaguardare in tutto le fasce meno abbienti (almeno fino ai 33.000 euro già previsti).

Come?

  • Riformulando in modo corretto le fasce nella trasformazione da reddito individuale a Isee;
  • Istituendo una fascia più alta con penalizzazione più alta;
  • Diminuendo la penalizzazione sulla fascia più bassa;
  • Determinando dei tetti sotto i quali non applicare la penalizzazione per il patrimonio immobiliare;
  • Facendo la stessa operazione per la parte mobile del patrimonio;
  • Evitando di costruire un doppio regime di trattamento tra passato e futuro.

Operazione complicata, ma possibile e, in alcuni casi, auspicabile.

Se poi il Governo non cambiasse nulla, bene. Ma non è tutto oro ciò che luccica.

Nemmeno nella reversibilità di oggi.